L’ingresso del Giardino

di Gioia Marchegiani

Mio padre non ha mai fumato.
Così quando un giorno ricevette in regalo un prezioso portasigarette in onice, pensò bene di regalarlo a me.
Un po’ ci rimasi male. Cosa me ne potevo fare? Ma lui sorridendo da sotto i baffi chiari mi disse che era certo che io fossi la persona giusta per quell’oggetto.
Era pesantissimo e lo portai a fatica nella mia stanza, dove lo posai su un angolo del mio tavolo, vicino alla finestra, ma non gli prestai attenzione e me ne andai a giocare in giardino.
Rimase lì per molto tempo, fino a ricoprirsi di un sottile velo di polvere, che soffiai via in un giorno di pioggia che mi costrinse a restare a casa.
Chiusa nella mia stanza, seduta al tavolo, nel controluce del vetro che piangeva pioggia, cominciai a girarlo su se stesso.
“Che strana forma per un portasigarette!” dissi tra me e me mentre cercavo il modo di aprirlo, finché un dito non toccò qualcosa che avrebbe svelato ogni mistero.
Un piccolo pulsante di metallo che premuto liberò una nota e poi un’altra e poi un’altra ancora, mentre lentamente sei porticine cominciavano ad aprirsi.
“Un carillon!” esclamai.
I miei occhi si spalancarono insieme al mio sorriso, attratti da una luce bianca e intensa proveniente dal centro del carillon che mi invitava a entrare.
Fu questione di attimi e io ne fui rapita. Così, mentre la pioggia sui vetri batteva ora come un metronomo, accompagnando la melodia del carillon, e mentre le piccole porte si chiudevano alle mie spalle, io mi ritrovai dentro un giardino.
Da quel giorno bastava premere quel piccolo pulsante tutte le volte che sentivo il desiderio di raggiungere il mio Giardino. Il mio Segreto.