Francesco De Pasquale

di Cristina Mirandola

foto di Cristina Mirandola

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foto di Cristina Mirandola foto di Cristina Mirandola

“La legatoria è stata aperta da mio fratello maggiore, negli anni ’60. Ha imparato il lavoro da un artigiano e poi si è voluto specializzare studiando la tecnica della doratura a mano. Per tanti anni ho lavorato con lui fino a sostituirlo in tutto, perché mio fratello è in pensione. Ormai in Piemonte sono pochissimi gli artigiani che sanno fare la doratura a mano, in genere la fanno a macchina. Per farla a mano sul dorso si compongono i caratteri dentro questi compositori con i caratteri mobili, e si imprimono le lettere. Ci siamo tramandati queste conoscenze e adesso le sto insegnando a mia figlia. La ricerca nel mio lavoro è importante, quello che mi interessa è progettare nuove carte, ideare rulli. Utilizzo il cuoio grezzo e lo tingo con tinture naturali per avere ogni volta risultati nuovi.
Sono le regole del lavoro artigianale che si tramandano, è l’esperienza che passa di padre in figlio, e per me è una bella soddisfazione poter passare a un erede tutte queste conoscenze. Con la tradizione tramandata dove ognuno mette del suo, l’esperienza si affina. Questa bottega è riconosciuta come eccellenza artigiana piemontese, si trova nella mia stessa casa, e questo la rende ancor più bottega, sono nel mio regno… sono libero negli orari… Al mattino alle 5 spesso sono qui, il mattino è fresco, è il tralcio della vite molto tenero che salta fuori all’albeggiare, è il momento migliore per pensare, progettare il lavoro. Sono diversi i volumi importanti che ho restaurato e a cui sto lavorando, spesso sono lavori delicati, ma l’ambiente della mia bottega mi aiuta molto, è adatto alla meditazione, dentro la bottega mi sento un po’ come un monaco, un eremita, il mondo resta lì fuori… ”. Per tanti anni ho avuto un sodalizio con Alfonso Sella che mi commissionava i contenitori per gli erbari. Gli erbari di Sella venivano fatti in maniera organica, perché seguivano le stagioni. Gli esemplari che raccoglieva venivano chiusi in cartellette, non prendevano luce e non sbiadivano, ci sono le sue annotazioni in color bistro, la nomenclatura, la data, l’altitudine. Gli erbari di Sella avevano un’impostazione scientifico-artistica, prendevano il nome dalla moglie Ada, che collaborava con lui alla realizzazione degli stessi. Gli erbari scientifici, che raccoglievano esemplari botanici del Biellese, venivano infatti affiancati da tavole e da collage vegetali, che erano vere e proprie invenzioni, composizioni artistiche. Gli esemplari venivano ‘amorevolmente’ raccolti da Alfonso Sella, sempre alla ricerca di nuove piante.”

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