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QUESTIONE DI PELLE

di Ivan Cenzi

Il più grande organo del nostro corpo sono i due metri quadri di pelle che lo ricoprono.
Le riviste di curiosità scientifiche ci raccontano di tanto in tanto sorprendenti notizie sulla pelle e le sue straordinarie qualità: ad esempio, il suo continuo morire e rinnovarsi ci rende simili a inesauribili sorgenti di cellule morte – circa 30.000 ogni minuto, più del 50 percento della polvere che si deposita in casa nostra.
Le pagine delle riviste femminili vi sveleranno invece tutti i migliori trucchi per mantenere la pelle più bella, sana e luminosa: vitamine A, D, C, E, e una lista infinita di impacchi e creme idratanti, esfolianti, purificanti, antiossidanti, e via dicendo.
Noi parleremo della pelle attraverso tre oggetti un po’ particolari: teste rimpicciolite, calzoni di carne, e libri rilegati in pelle umana.
1. Tsantsa
Nella maggior parte delle culture, il volto e la testa sono considerati la sede dello spirito. Così, quando si uccide un nemico, entrare in possesso della sua testa significa possedere la sua anima, la sua forza, e impedirgli di vendicarsi.
Gli indios Shuar (Jivaros), che abitano tuttora fra l’Ecuador e il Perù, erano indiscussi maestri nell’antica arte di rimpicciolire le teste dei guerrieri nemici fino alle dimensioni di una grossa arancia. Il procedimento rituale per creare una tsantsa era complesso ma ingegnoso: si praticava un taglio dalla nuca alla cima del capo, e si staccava con attenzione la cute dall’intero teschio, che poi veniva gettato via. La pelle della testa veniva rivoltata per cucire palpebre e labbra dall’interno; in seguito, dopo averla rovesciata nuovamente, si facevano rotolare al suo interno alcuni sassi arroventati, in modo che bruciassero i residui di carne molle. Bollita per un paio d’ore, la testa si rimpiccioliva fino ad arrivare a un quarto delle sue dimensioni originarie. L’intero processo veniva celebrato con feste, danze e canti.
Oggi gli indios creano ancora tsantsa da vendere ai turisti, ma soltanto con pelli di animali.
2. Necropants
Soldi facili? Non proprio. In Islanda, nel Medioevo, ci si poteva arricchire con un metodo sicuro, ma piuttosto complicato. Bisognava innanzitutto trovare un amico che acconsentisse a farsi disseppellire, dopo la morte. Una volta riesumato il corpo, andava spellata tutta la parte inferiore, dalla vita in giù. Questi macabri pantaloni di carne si sarebbero perfettamente adattati alle gambe appena indossati. Una moneta rubata a una vedova andava inserita nella sacca scrotale assieme a un simbolo magico (nábrókarstafur) scritto su un pezzetto di carta. In questo modo, lo scroto sarebbe sempre stato prodigiosamente ricolmo di nuove monete. E per sbarazzarsi dei pantaloni? Andavano per forza dati in eredità a qualcun altro, che ci sarebbe entrato una gamba per volta, mentre il precedente proprietario ne usciva... pena la dannazione eterna. Una riproduzione (in lattice) dei necropants è esibita nel Museo della Stregoneria di Hólmavík.
3. Blibliopegia antropodermica
Un libro rilegato con la pelle conciata di un essere umano è un’idea che oggi ci sembra inumana, che magari colleghiamo ai grimori satanisti o, peggio, ai campi di concentramento. Eppure la maggior parte degli esemplari autentici che sono giunti fino a noi rivelano un approccio totalmente diverso. La tradizione di rilegare libri in pelle umana risale almeno al 1400, e aveva un significato tutt’altro che macabro: in due casi su tre si trattava di un tributo affettuoso alla persona deceduta, un modo per commemorarla o per esprimere un debito di riconoscenza nei suoi confronti. C’erano libri ricoperti con la pelle dell’amico più caro; un padre sul letto di morte poteva decidere di consegnare agli eredi il testamento rilegato in questo modo coraggioso, come a dire: “Vi lascio tutto ciò che sono stato in vita”. Alcuni anatomisti rilegavano i loro testi con la pelle dei cadaveri dissezionati – un modo per riconoscere a questi corpi senza nome il loro essenziale contributo al progresso della scienza. L’unico utilizzo della bibliopegia antropodermica come svilimento e punizione era riservato, in qualità di pena accessoria a quella capitale, ai più odiati e famosi assassini.