L’intestino è un secondo cervello

di giodiesis

Il capobranco ha perso il controllo, la sua femmina è scappata, il corpo e la mente, rispettivamente. Ogni membro del branco è libero di scegliere, ha trovato la sua indipendenza, finalmente.
Il cuore ha deciso d’istinto e pompa così forte da far gonfiare i muscoli e tendere i tessuti, mentre il sangue sprizza fuori dai pori schiumando, come le onde in tempesta contro gli scogli. Vuole, il cuore, bruciare tutta l’energia in un sol battito.
Gli altri organi si separano gli uni dagli altri, facilmente, schizzando via con ordine, a uno a uno, dal più esterno al più interno, aiutati dalla forza centrifuga dovuta alla rotazione del corpo.
Le braccia da un lato, le gambe dall’altro, ogni dito per conto suo, vertebre e costole in ordine sparso, la lingua lontana dal palato, la bile dal fegato.
La materia grigia cerca disperatamente il suo uomo, contorcendo le sue circonvoluzioni come una biscia attorcigliata alla ricerca della propria coda, galleggiando a mezz’acqua. L’intestino, che è un secondo cervello, come disse una donna che amava, parlando della sua stitichezza, imita la materia grigia alla perfezione, assorbendo acqua ed espellendo frasi senza senso.
Il sesso si è ingigantito, il suo corpo cavernoso non ha permesso al sangue di sprizzare, anzi ha cercato di assorbirne il più possibile, e ora sta dritto e fiero e in attesa, come un fungo, che qualche donna lo colga. Altro non sa fare, altro non vuole.
Così anche reni e polmoni continuano nella loro attività di sempre, ma con meno convinzione, per forza d’inerzia, per abitudine, per inettitudine: filtrano acqua, filtrano aria. Stanno sprecando un’occasione irripetibile, forse lo sanno, ma non se ne curano.
Gli occhi, non volendo avere più niente a che vedere col mondo, hanno chiuso le palpebre, promuovendo lo sviluppo degli altri sensi: che si prendessero un po’ ciascuno la propria responsabilità, finalmente.
La lingua, strisciando, si allontana con rammarico, perché quest’aneddoto sarebbe stato stupendo da raccontare. Non sa esattamente cosa fare da grande, le piacerebbe imparare a scrivere, sempre ammesso che riesca a impugnare una penna.
Carni, tessuti e nervi sembrano inerti.
Tutto adesso si è calmato. La pioggia che cade incessantemente sta già lavando la scena.