L’istante ostinato

di Glenda Sburelin

C’è un istante
che apre e chiude gli indugi
che si sofferma con l’occhio vuoto sulla mosca sedotta dal pane
che sfoglia a ritroso le pagine del tempo
che non crede più alle promesse di un chimerico gennaio
che scioglie la neve di questa tormenta al tepore del ricordo
che s’offusca nelle nebbie d’ottobre
che rallenta il respiro nelle narici
che s’affoga nel profumo estivo di fango bambino
che si ostina in un autunno che non sogna più Londra
che chiede scusa agli occhi che non l’hanno mai vista
che ripercorre il solco verticale sulla fronte
che si crogiola a proposito di orecchi e ciliegie
che rimugina sul non detto
che complotta vendette contro il destino
che infine, rassegnato, l’ultima sera dell’anno
inscatola resoconti bagnati
di un dare e avere con “tanti auguri”

“archivio 2013”- catalogazione di conti a credito
vuoti a perdere del tempo che non fa sconto
conservare l’essenza dei miei soliloqui
economia di randagi indugi

istante esausto, che poi si desta indolente sull’eco dei rintocchi
un solo istante testardo
che ancora si ostina a rammaricarsi.

Anche la mosca ha trovato la sua finestra.