L’ultima sera dell’anno, dopo che è scoccata la mezzanotte e ha baciato i suoi bambini augurando loro buon anno, dopo che li ha messi a letto mentre loro già mezzi addormentati si lamentano perché è ancora presto e lei che tutti gli anni dice loro che a quell’ora persino Cenerentola è tornata a casa, dopo che ha lavato i piatti e sistemato i cuscini del divano, in camicia da notte, guarda fuori dalla finestra e pensa. Rammenta i capodanni della sua vita, di quando era ragazzina e andava alle feste sempre vestita male e in un angolo guardava gli altri ballare e amare, e come a mezzanotte si rinchiudeva in bagno o si nascondeva nel guardaroba per non dover baciare tutti quegli estranei. Rammenta quando più grande fuggiva all’estero e nelle piazze si dimenticava chi fosse, ubriaca di alcol e di libertà.
E rammenta anche che tutti gli anni sembrava dovesse accadere chissà cosa e non accadeva mai un bel niente.
Le ore precedenti trascorse a cercare di rimediare a ciò che non aveva fatto durante l’anno come se con l’anno nuovo la sua vita dovesse cambiare. Come se il primo gennaio costituisse una nuova partenza con tutti i santi buoni propositi che in realtà non si concretizzano mai, o rare volte, perché la vita prende strane vie e quello che non capiamo oggi avrà un senso domani, o forse semplicemente ci si rassegna e ci si accontenta, o si dimenticano i propri sogni.
L’ultima sera dell’anno, una sorta di analisi di ciò che era stato e di ciò che avrebbe voluto fosse stato.
Quella strana malinconia ritorna, come quando da piccola guardava il cartone animato della bambina dei fiammiferi e tutte le volte piangeva, incredula davanti all’ingiustizia. Sorride amara e rammenta ancora che con il tempo è diventata anche lei indifferente e più di una volta è stata nelle strade delle grandi città a fianco di senzatetto senza porsi troppe domande.
Ancora una volta con il compiere dei quarant’anni aveva creduto che le cose sarebbero cambiate. Aveva pensato di poter stare insieme a lui sul divano a chiacchierare. E invece era lì, sola alla finestra di camera sua a guardare fuochi d’artificio lontani, immaginandolo seduto anche lui solo sul divano di casa sua, forse pensando a lei, forse come lei pensando che la vita è così, bisogna rassegnarsi. La vita vera non è quella della famiglia Bradford o quella di Elizabeth e Darcy. La vita vera è quella dove l’ultima sera dell’anno è una sera come tutte le altre, se non fosse per tutti i rumorosi colori che si vedono in lontananza. Una sera in cui possono succedere cose meravigliose come in una qualsiasi altra sera, o il nulla più assoluto.
E tutti gli anni ritorna a quel primo gennaio a Bologna in cui la notte aveva nevicato. Non era accaduto niente di speciale, a parte svegliarsi la mattina presto in una città bianca, immersa nel silenzio, camminare per le sue strade senza incrociare nessuno se non il freddo. Quel primo gennaio le era davvero parso che tutto dovesse cambiare.
Era tutto vestito di bianco come una sposa che sta per iniziare una nuova vita.