Tra terra e cielo

Lina Vergara Huilcamán

“Ho iniziato 45 anni fa. A 13 anni ero già con mio padre che facevo le casse.” Dice Gianni Gibellini “modenese puro sangue” mentre mi accompagna orgoglioso a visitare il suo palazzo ma anche il suo sogno che sta diventando realtà.
TERRACIELO. Seimila metri quadrati di onoranze funebri. Impossibile non vederlo passando dalla via Emilia per andare da Modena verso Bologna.
Presidente dell’EFI (Eccellenza Funeraria Italiana), Gibellini ha atteso vent’anni un piano regolatore che gli consentisse di creare una struttura privata che all’interno avesse delle camere ardenti senza essere un ospedale.
Vent’anni per creare quell’eccellenza di cui è Presidente. TERRACIELO. Uno spazio grande e luminoso in grado di ospitare la salma e tutta la sua famiglia. Un ponte tra la TERRA e il CIELO che pensa a tutti i dettagli per aiutare le famiglie a dare l’estremo saluto ai propri cari.
Per una persona che come me non ha mai assistito a un funerale familiare e che quindi ignora tutti i piccoli riti, i passaggi e i servizi che un funerale prevede, è stato affascinante: una vera gita all’interno di tutta l’attività commerciale, imprenditoriale e onirica che una casa di onoranze funebri può contenere.
Dall’osservazione della gestione delle morti nell’ufficio commerciale e grafico, alla collocazione nelle sale del commiato che hanno nomi rilassanti e naturali, ma anche evocativi come Sala delle Rose, delle Palme, del Sole, della Luna, delle Stelle, dei Fiumi, dei Girasoli, degli Ulivi e delle Orchidee. Dalla sala della preparazione, ricomposizione e trucco della salma con tutti i suoi strumenti e materiali, alla stanza del grande frigorifero. Dal garage per i lucenti carri funebri, alla sala mostra dove scegliere bare o urne. Dal bar al ristorante. Concludendo infine nella enorme sala TERRACIELO: 700 posti per cerimonie religiose e laiche, con la possibilità di eseguire musiche dal vivo.
Credevo fosse una cosa semplice dalla morte in poi, un semplice passare la mano sulle palpebre e congiungere le mani della salma al petto… e invece esiste tutto un universo di attività, persino corsi di formazione e di aggiornamento per la composizione del cadavere con docenti dalla Spagna. E tra paroloni come autoptico, imbalsamazione e tanatoprassi esistono anche politica, legislazione, piano regolatore, cooperativa.
Vivido è il ricordo dell’azzurro degli occhi del signor Gibellini, come il CIELO contenuto nel nome del suo bellissimo sogno, occhi che mentre parla guardano l’orizzonte e in cui si può scorgere, in un futuro non molto lontano, un cimitero privato con tutti quei piccoli particolari necessari ad accogliere per sempre i propri cari, con grande dignità e modernità.
Così dopo aver capito come funziona il rito funebre occidentale, all’emiliana, ascoltandolo da Gibellini, mentre fra le altre cose sistemava le pieghe della fodera di una bara con amorevole cura, non mi resta che sperare di assistere un giorno al rito estetico giapponese del nokanshi che si vede nel film Departures (Okuribito) di Takita Yojiro e di cui avete un assaggio guardando questo video: http://www.youtube.com/watch?v=SlWAk6RkITo

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