Salento. Puglia. Agosto 2012.
Da Torre San Giovanni a Torre Suda.
Tutte le mattine alla stessa ora. In bicicletta.

Una Cinquecento rossa vecchio modello che prima di essere messa in moto viene accuratamente messa a punto e lucidata dal proprietario. Un signorone pelobianco con la panza. Un’ape car verde oliva con a bordo un signore anziano a volte accompagnato dalla minuta moglie che si stringe a lui. Forse per lo spazio. Forse per amore. Un fottuto cane giallo che ogni mattina mi aspetta per corrermi dietro abbaiando, strappandomi dalla bocca le parole più ignobili.  Il signore che si prende cura del suo giardino con un cappello di paglia in testa, ciabatte e costume. Una signora acconciata di tutto punto, vestita con decoro, e che con altrettanto decoro tutte le mattine si reca alla messa delle sette e mezza. Un vecchietto che con passo malfermo esce di qualche metro dal recinto della sua casetta. Per guardare il mare. Una coppia di anziani che alle sette in punto si piazza sulle rocce pronta a entrare in mare e nuotare. Uno di fianco all’altra. A volte tenendosi per mano. Una macchina blu piena di ragazzi sicuramente diretti al lavoro e che immancabilmente mi suona il clacson urlandomi qualcosa che non riesco a capire. Un cinquantenne dall’addome gravido (di birra?) con addosso solo lo slip del costume, i sandali e gli occhiali da sole intento a fare il percorso pedonale, andata e ritorno, con passo deciso, quasi militare. Fiero della sua figura nel panorama. Tre ragazze in tenuta sportiva fashion rigorosamente in bianco e nero. Occhiali da sole. Fascia per i capelli. Coda. Cuffie alle orecchie. Le tre Marie che fanno sport. Una molto atletica e sicuramente la più elegante. Una un po’ meno atletica ma comunque passabile. E la terza poverina sempre in coda, che procede a passi pesanti e per nulla convinta della missione. E così tantissimi altri personaggi. Tutte le mattine. Alla stessa ora. Quando il sole è esattamente nello stesso punto del cielo. E le ombre sono di una lunghezza uguale a quella del giorno prima. Con l’aroma dei fichi che si alterna a quello della spazzatura a quello di sterpaglia bruciata. Tutti intenti alla loro vita. E in mezzo a tutta questa carne, questo mare, questi profumi, con una bicicletta azzurra presa a noleggio di pessima qualità, c’ero io: una donna di quarant’anni in vacanza al mare con i figli, in fuga mattutina. Un’ora di libertà, di spazio per i miei pensieri senza interruzioni. Alla ricerca, come sempre, dello scopo della mia esistenza. Ma il vero motivo per il quale ho continuato tutti i giorni a fare la stessa strada alla stessa ora è stato che proprio una delle prime mattine ho avuto un incontro fortunato che è divenuto anche la meta della pedalata quotidiana. Il mio appuntamento. Il protagonista di una storia a puntate che leggerete più avanti. Colui che ha dato vita al tema di questo numero e che ovviamente ne è il dedicatario: Antonio detto il Tony, motorizzato.