Il mostruoso ci affascina, da sempre. D’altronde anche l’etimologia indica nella parola “mostro”, che ha la stessa radice di “monito”, un prodigio che va contemplato e indagato, in quanto segno che svela la volontà degli dèi. Ma il mostro solletica anche il nostro senso estetico: fa parte di quella vasta e misteriosa categoria che viene definita “il sublime”. Tutto ciò che è terribile, orrendo, perfino pericoloso non può che attirarci perché “produce la più forte emozione che l’animo sia capace di sentire” (Burke).
Di un mostro ci si può perfino innamorare. Il sessuologo John Money l’ha battezzata “ibristofilia”: si tratta del fenomeno delle donne che si innamorano dei serial killer.
Alcune fra le cosiddette serial killer groupies (SKG) diventano celebri: Victoria Redstall, pur di restare da sola con Wayne Adam Ford (pluriomicida che aveva ucciso e fatto a pezzi quattro donne), ha corrotto le guardie del penitenziario e si è sottoposta a diversi interventi chirurgici al seno per compiacere il suo uomo. Sondra London, la “regina delle SKG”, scrittrice americana che ha intrattenuto lunghe relazioni epistolari con diversi omicidi seriali, ha reso pubblici nei suoi libri i dettagli di questi “flirt” più o meno a distanza. Ted Bundy, autore di più di 30 omicidi, mentre era in carcere riceveva ogni giorno valanghe di lettere dalle ammiratrici finché nel 1980 Carol Anne Boone vinse la feroce competizione con le altre fan, e lo sposò in carcere. Ebbe una figlia da lui nel 1982, sette anni prima che venisse giustiziato sulla sedia elettrica. Anche Richard Ramirez, 14 omicidi, si è sposato con una delle sue innumerevoli ammiratrici, Doreen Lioy. John Wayne Gacy, 33 vittime accertate, aveva un enorme seguito di groupie nonostante la sua omosessualità; perfino David Berkowitz, 6 omicidi, che di certo non è bello e affascinante come Bundy o Ramirez, da quando è in carcere ha comunque molto successo con le donne. In Italia ha fatto scalpore il matrimonio (durato soltanto un anno) fra la giornalista Donatella Papi e il “mostro del Circeo” Angelo Izzo, pluriomicida e stupratore.
Va notato anche che alcune delle SKG non hanno una fissazione particolare per un solo criminale, ma ne corteggiano diversi contemporaneamente, forse per avere più possibilità di attirare l’attenzione.
Ma cosa spinge una donna a invaghirsi di un uomo che ha all’attivo omicidi, sevizie e stupri? C’è la voglia di protagonismo, certamente, l’allettante prospettiva di passare da perfette sconosciute a personalità intervistate e invitate nei salotti televisivi. Ma, cinismo a parte, queste donne sono disposte a settimane di attesa, lunghe ore nei penitenziari pur di ottenere un breve colloquio con l’assassino dei loro desideri; e in diversi casi sono pronte a sacrificare tutto, famiglia e risparmi inclusi, per la loro passione.
Secondo molti psicologi, malgrado le motivazioni possano variare da persona a persona, questo genere di relazioni si basa principalmente sulla fantasia, sulla cristallizzazione ideale del serial killer, sull’aura mitica che lo circonda. C’è la donna che si immagina capace di salvarlo, perché è l’unica che capisce veramente l’eterno bambino ferito che sta dietro la maschera di violenza; c’è chi vede il carcerato come il fidanzato perfetto, perché in mancanza di un rapporto quotidiano può continuare a fantasticare su di lui senza rischi; c’è il sentimento di esclusività, di una romantica relazione “proibita” che vede gli amanti uniti contro l’intero mondo crudele, che vorrebbe impedire il loro amore. Ci sono inoltre SKG che hanno subito a loro volta abusi e violenze e riconoscono nel killer una parte di sé di cui non possono parlare.
Secondo il primatologo Richard Wrangham, però, ci sarebbe anche dell’altro. Le femmine di orango sono attratte sessualmente dai maschi più aggressivi: appena un orango esce vincitore da un duello fisico, anche mortale, le femmine iniziano a emettere i loro richiami, come se fossero eccitate dalla violenza; l’amplesso, a sua volta molto violento, le lascia appagate e rilassate. Le SKG potrebbero essere persone particolarmente sensibili al richiamo indotto dai nostri geni primitivi: amare il mostro, nel loro caso, sarebbe una risposta biologica inconscia al bisogno di assicurarsi il maschio più forte.