la Bizzarra

Testo e illustrazione di Sonia Maria Luce Possentini

© Sonia Maria Luce Possentini

© Sonia Maria Luce Possentini

Non sono cattolica.
Vorrei vedere il corpo di una donna crocefisso.
Simbolicamente. Un uomo ma anche una donna.
Uccisi entrambi dalla prepotenza in nome dell’Amore.
La Bizzarra la chiamavano. Aveva sessant’anni. O forse meno.
Nata senza pelle, senza protezione.
La vedevo camminare per le strade del paese.
Una pelliccia stinta due occhi neri come buchi.
Seni grandi strizzati in corpetti consumati, capelli tinti. Rossi. Spettinati.
Nessuna garanzia. Nessuna ave Maria in quel corpo stanco.
I gagliardi del quartiere la provocavano.
“Vieni qua. Vieni qua. Senti questo. Guarda qui”. Lei rideva.
Girava la testa indietro e rideva.
Vestiva sgargiante.
Camminava adagio ancheggiando per farsi osservare. Amava farsi amare.
Carne traditrice la sua, che al piacere piano la divorava.
Sentiva l’inverno, anche se era estate.  
Le voci della gente la percuotevano nella via come fruste, ma lei, per come la ricordo, rideva.
Si lasciava baciare al primo sole lungo il canale del fiume.
I grandi seni scoperti alla moda. Occhi chiusi.
Posa da femmina e un cielo da divorare.
Un giorno il sole fu l’unico testimone.
Si avvicinarono in quattro. I soliti quattro del paese. Quelli con le macchine potenti. I jeans stretti e l’aria di chi può tutto.
A turno uno dopo l’altro senza sosta. La penetrarono.
Ogni suo poro ogni sua piccola cellula era aperta. Sanguinante.
Tremava, ne sono certa.
Urlava, ne sono certa.
Il suo corpo era tutto invaso, penetrato, calpestato, toccato da un altro essere umano.
Respirava. Sì, respirava.
La portarono all’ospedale.
Passò qualche giorno.
Ritornò a casa.
Portò a casa il suo corpo.
Ma ogni cosa in quella casa deve esserle sembrata lontana.
Inutile.
Una mattina all’alba si svegliò e infilò i suoi vestiti più belli.
La sua pelliccia.
Era estate ma credo sentisse freddo.
Tornò al canale.
Non so quale sia stato il suo ultimo pensiero, ma di certo era d’Amore.