Il cielo del 12

di Cecilia Resio

Il cielo del dodici vedrà me quasi ferma al binario sei.
Sarà un cielo consono e costante, le nuvole non si daranno delle arie,
piuttosto torneranno alle loro stalle celesti dopo aver pascolato il cielo.
La terra del dodici avrà avuto il tempo di assorbire la fretta e la furia,
l’attesa, la circospezione.
[non alzarti, vado a comprare il pane e le rose]
Il cielo del tredici vedrà me appena addormentata
e con la luce dell’alba illuminerà la mia quiete apparente
in modo oscuro e non definitivo,
quasi per dare ai miei sogni una velocità di crociera
pari ai nodi che mi hai fatto durante i capelli
[devo ricordarmi di non farti mai del male]
Il cielo del tredici ci porterà fortuna e andremo al cinema,
il mio ginocchio bacerà il tuo e il buio amplificherà la voglia di tornare a casa.
La terrà tremerà, ma solo perché è passata la metropolitana
ed io ho riso in modo osceno.
Il cielo del quattordici sarà nero al mattino, pioveranno insulti.
Io avrò pensieri d’ingiuria e catastrofe,
sono drammatica alla vigilia della tua partenza.
E la terra del quattordici sarà mia complice.
Ci sarà battaglia, ci sarà quell’amore senza speranza
che trasforma l’amore in sesso e viceversa
e poi chissà perché dividerli.
Il cielo del quindici sarà così alto che le nostre dita non potranno più toccarlo.
Avrò gli occhi profondissimi dove i tuoi nuoteranno a stento.
Avrò gli occhi bagnatissimi
[tieni, asciugati contro il mio collo]
La terra del quindici sarà diventata piatta e ti domanderò perché
e tu mi risponderai con quel bacio che porterò con me fino a casa.
Il cielo del sedici vedrà me quasi ferma sul bordo del letto.
Nel pugno avrò delle mosche e quel bacio.
L’entomologia e l’amore producono in me vertigini inattese.
Ti amo, mai ne fui così incerta.