“[…] Le sei settimane trascorse all’ospedale di Seacliff, in un mondo che non avrei mai immaginato, fra gente la cui esistenza non avrei mai creduto possibile, furono per me un corso accelerato sugli orrori della pazzia e suoi luoghi abitati da coloro che vengono ritenuti pazzi separandomi per sempre dalle precedenti realtà e dalle sicurezze della vita di ogni giorno. Dal primo istante a Seacliff compresi che non sarei potuta tornare alla mia solita vita o dimenticare quello che avevo visto lì dentro. Mi sembrava che la mia vita fosse stata sconvolta da quell’improvvisa suddivisione della gente fra quella “comune”, della strada e questa gente “segreta” che pochi avevano visto o alla quale avevano rivolto la parola, ma della quale molti parlavano, deridendola, con ilarità o paura. Vidi persone con gli occhi sbarrati come l’occhio di un ciclone, circondate da vortici invisibili e silenziosi tumulti che contrastavano stranamente con la loro quiete. ”
Dal libro: Un angelo alla mia tavola
di Janet Frame
(Edizioni Neri Pozza, traduzione: Lidia Conetti Zazo)
Dedicato a Janet Frame (1924-2004) autrice di Un angelo alla mia tavola.
A Jane Campion e all’omonimo film tratto dal romanzo di Janet Frame.
Dedicato a tutti gli alienati del Frenocomio San Lazzaro di Reggio Emilia.
Dedicato a Teresa.
E a tutti gli angeli alienati passati, presenti e futuri.
Incompresi. Silenziati. Rinchiusi.
O semplicemente ignorati.