“Ritirano i denti finti delle pazienti da sottoporre al trattamento, immergendoli nell’acqua in vecchie tazze incrinate e scrivendoci fuori i nomi con l’inchiostro che scivola sulla superficie impenetrabile della porcellana e si spande, sfocandosi, con i bordi delle lettere che sembrano microfilm di zampe di mosca… un’infermiera porta due ciotole di smalto scheggiato piene di alcool metilico e alcool saponato per ‘frizionarci’ le tempie in modo che la scossa ‘prenda’. ”
Dal libro: Dentro il muro di Janet Frame
(Edizioni Interno Giallo, traduzione: Lidia Perria)