Editoriale

di Lina Vergara Huilcamán

Novembre
Giovanni Agostino Placido Pascoli (1855 –1912)

Gemmea l’aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l’odorino amaro
senti nel cuore...
Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno,
e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
sembra il terreno.
Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile. È l’estate
fredda, dei morti.

Sebbene sia un numero pieno di foglie interpretate nei modi più svariati, il tema era pensato non solo come un tributo all’autunno o al Pascoli, ma è stato scelto per la curiosità di scoprire quali associazioni di idee potessero scaturire da poche parole come queste: foglie, cadere, fragile… senza legarle tra loro.
Volevo provare a vedere cosa ne sarebbe uscito e questo è il risultato, ma mi piacerebbe che chi prende in mano questo numero di ILLUSTRATI si soffermasse a pensare a queste tre parole insieme o divise e con queste costruisse la propria immagine, la propria storia.
di foglie                un cadere                fragile

Un normale evento della natura. Il passare del tempo e dopo l’estate l’autunno.
Una verità. Una condanna?
La fine destinata poi a un nuovo inizio.
La fragilità.
La caduta libera o necessaria o naturale?
La poesia di una foglia? La sua bellezza?
La suggestione dell’autunno nei nostri cuori ancora caldi di amore estivo, quello che resiste finché i raggi del sole scaldano ancora ma che come una foglia, finita la stagione, cade dal nostro ramo per lasciare spazio alla sensatezza delle nostre vite. Per lasciare spazio alle foglie nuove, quelle verdi. Quelle vere?
O il colore. Che colore ha la parola “fragile”?
E l’autunno? Di quanti colori possiamo immaginarcelo?
Libertà. Creatività. Riflessione. Suggestione.
Un normale susseguirsi di idee come di stagioni, di eventi inevitabili nelle nostre esistenze.