Ricordo bene la scena,
è stato molto tempo fa:
gli sguardi mi cadevano
sulla guancia come schiaffi
e le parole
mi graffiavano la schiena.
Come si muore
facilmente, come si fa presto,
basta che taglino ora,
e mi sfracello,
ed è finita finalmente,
sono quasi contento,
ma forse lo penso solo
perché ho troppo sangue
nel cervello.
Te lo meriti, hanno detto,
perché sei una nullità.
Sono rimasto lì per quasi un giorno,
avevo il viso blu, le gambe di legno.
Oggi voi dite: come fa?
e avete tutti gli occhi in su.
State a vedere, ora:
dipingo l’aria
come un arcobaleno,
ferisco il cielo
come la scia di un aeroplano,
disegno tutte le forme delle nubi,
ogni forma un indovinello,
m’incurvo come uno spicchio di luna,
apro le braccia come un uccello.
Ho le vertigini quando scendo,
coi piedi a terra
rischio sempre di cadere.
Però la sera arriva presto
e riabbraccio il mio nastro,
così svanisce la paura
e sono di nuovo io a guardarvi
dall’alto in basso.