Non sono che un asino.
Un paziente e obbediente asino.
Non ho certo la regalità di un leone o la prestanza di una tigre o l’imponenza di un elefante.
Non posso neppure paragonarmi ai miei cugini, i cavalli.
Loro addobbati con pennacchi colorati e lustrini, io solo con il mio manto grigio,
certo ben strigliato, ma pur sempre grigio, anonimo.
Non posso nemmeno far finta di essere feroce come un orso, potrei scalciare, sicuro,
ma non mi è permesso.
Eppure in quel piccolo circo di paese ero io l’attrazione principale,
io con le mie orecchie lunghe, la mia voce possente e la mia personalità.
Lo vedo chiaramente nei ricordi di quella bambina sempre seduta in prima fila
che a fine spettacolo, come si conviene a un artista di valore, mi portava in omaggio una carota o un mazzo di carrube.