Non ci accorgiamo del movimento lento
e frusciante leggero, noi passiamo 
veloci accanto e forse gli alberi salutano, 
e forse vengono incontro 
spinti, dal verso dove andare, 
un abitare, quel rifuggirsi dal disagio 
senza fermarsi in sogno vivido 
ad allargare progetti, noi non apparteniamo
alla rassegna del corpo, 
riparo per gli stati d’animo
nostalgie d’essere.
Le ultime settimane dei mesi a fissare invece
l’utilità pratica del rompere parzialmente, 
ma con soddisfazione; assestare architravi e banchine 
come protocolli da archiviare
come abbellire, e se abitare, la bellezza innata,
ammansita invece la frattura del tempo col tempo
addomesticato quasi il movimento 
perpetuo movimento dell’onda.
Ho tentato di fare di voi Mia madre e Mio padre
Vi ho considerati fratelli e sorelle di sangue.
E poi nulla solo produrre, alimentare, abbellirsi.
In un buio profondo
paziente
risplende 
un cielo stoffa
(la trama scucita
tra i fili rivela
tracciati di stelle)