“Noi di Vitadacani, con Essere Animali e il Coordinamento Fermare Green Hill, avevamo sempre frequentato La Sagra del Seitan, organizzata da Vivere Vegan in Toscana. Andavamo a fare conferenze, banchetti, ci piaceva tantissimo… e piano piano pensammo che forse potevamo organizzare un festival a Milano. Pensavamo di partire in sordina, di fare una cosa piccola, ma dopo il primo anno, nel 2013, abbiamo visto che c’era moltissimo interesse e spazio per organizzarlo. MiVeg nasce soprattutto per avvicinare le persone, attraverso la convivialità e i sapori di un’alimentazione vegana, alla comprensione che il veganesimo non è solo un modello di consumo di alimenti vegetali, ma anche un modo di vivere antispecista, contro lo sfruttamento degli animali. Il veganesimo è critica e politica rispetto a un modello di consumo, non ci limitiamo a non mangiare gli animali, ma siamo antispecisti disposti a sostenere delle battaglie e a porci delle domande quotidianamente. Quindi, oltre al cibo, il vero cuore pulsante della manifestazione sono gli interventi culturali, gli approfondimenti, perché per noi MiVeg è una specie di finestra aperta sul mondo che vorremmo, sempre partendo dall’idea che ognuno di noi può fare la differenza. Vogliamo cercare di buttare giù il muro di silenzio che sta intorno allo sfruttamento degli animali, facendoli conoscere nella loro bellezza, dolcezza e specificità. Quest’anno avevamo il visore 3D per permettere alle persone di sperimentare una visita a 360 gradi in un santuario e incontrare i tori e gli altri ospiti animali. Vogliamo avvicinare le persone agli animali, e cercare di abbattere i pregiudizi che sono alla base dello specismo, perché il pregiudizio nasce sempre dalla non conoscenza.
Se conosci gli animali inizi a emozionarti con loro, a identificarti con loro, a considerarli non solo dei prodotti del supermercato… e forse scatterà una scintilla che porterà a un grande cambiamento.
MiVeg, oltre a essere una grandissima opportunità per coinvolgere altre persone e portarle su un percorso di cambiamento, che per ognuno è diverso, è un preziosissimo aiuto perché tutto il ricavato va agli animali liberati.
Dal 2018 MiVeg è organizzato solo da Vitacani ed è sostenuto dalla Rete dei Santuari Italiani.”
IL MONDO CHE VORREI…
“È un mondo senza sfruttamento, senza gabbie, in cui ogni individuo, umano e non umano, può esprimersi, essere felice, essere libero.
Credo che la cosa più difficile sia togliere le gabbie, anche quelle che sono nella testa e dentro ognuno di noi, perché al di là di aprire e liberare e portare in salvo, con grandissima umiltà, ognuno di noi deve compiere un lungo viaggio introspettivo per cercarle e trovarle. Io stessa, che dedico la mia vita agli animali, che cerco di migliorare la loro vita ogni giorno, ogni giorno le trovo dentro di me. Lo specismo è talmente radicato in ognuno di noi che non ce ne rendiamo nemmeno conto. Fin da bambini siamo immersi in una cultura che permette ad alcune minoranze, ad alcuni individui, di ritenere legittimo sfruttare e maltrattare e soggiogare altri individui solo perché diversi, perché appartenenti a un sesso, genere, credo, politica, etnia e specie diversa. Non tolleriamo un cane alla catena e andiamo a staccarlo, ma possiamo tranquillamente affiancare un camion della morte in autostrada. È successo anche a me.
È difficile e doloroso, a sedici anni ero intollerante, non potevo capire né giustificare, ero assolutista, estremista… e soffrivo. Ma piano piano ho imparato a vedere il bello, per andare avanti. Anche per questo gestisco i rifugi. Credo nella liberazione animale. L’empatia che gli animali ci regalano ogni giorno nei santuari, il collegamento con la vita, la gentilezza, il rispetto, la nonviolenza è ciò che quotidianamente ci salva e ci aiuta a resistere. È un cammino enorme di cui non vedremo assolutamente la fine, ma io ho imparato a essere felice quando torno a casa dal rifugio. Perché credo nella bellezza, e l’unico modo per me di rimanere propositiva è continuare a progettare. È necessario continuare a credere.
Gli individui che abitano nei santuari ci insegnano ad apprezzare la libertà, la nostra e la loro. Sono privilegiata perché ogni giorno faccio quello che volevo fare. Ogni giorno sperimento un mondo non gerarchico, il meno possibile organizzato, dove ogni individuo fa la sua parte e coopera in modo orizzontale con gli altri. All’interno del santuario posso avere, intuire o immaginare il mondo che vorrei.”