SULLA MEMORIA

di Francesca Del Moro

Nel commemorare le vittime dell’Olocausto, si tende spesso a dimenticare che, oltre ai circa sei milioni di ebrei, lo sterminio messo sistematicamente in atto dal regime nazista colpì molte altre persone, in un numero oscillante tra i cinque e i sette milioni. Per identificare a prima vista le categorie sociali ed etniche a cui appartenevano, gli internati nei campi di concentramento dovevano portare, oltre al numero di matricola, un’etichetta di un dato colore e forma sulla parte sinistra della giubba e sui pantaloni. Oltre al giallo della stella di David formata con due triangoli sovrapposti e con sopra impressa la scritta “Jude”, gli altri detenuti portavano un singolo triangolo di stoffa con il vertice rivolto verso il basso. Era un modo per “marchiarli” con l’obiettivo di negare la loro identità e il loro percorso esistenziale caratterizzandoli secondo stereotipi diffusi anche prima della guerra e tutt’oggi in voga nella nostra società che si presume civilizzata. Prigionieri politici (triangolo rosso), criminali comuni (triangolo verde), asociali (tra cui malati mentali, senzatetto, alcolizzati, lesbiche, contrassegnati con un triangolo nero), omosessuali (triangolo rosa), rom e sinti (triangolo marrone), apolidi (triangolo azzurro) erano tutti considerati “Untermenschen”, esseri umani malriusciti da giustiziare con l’accusa di contaminare la purezza del popolo germanico. I prigionieri riconducibili a due delle categorie sopra riportate portavano doppi triangoli: ad esempio un triangolo rosso sovrapposto a uno giallo indicava un prigioniero politico ebreo, oppure un triangolo giallo sovrapposto a uno rosa indicava un omosessuale ebreo. Le lettere all’interno dei triangoli si riferivano al paese di provenienza (“B” per Belgier, belga, “F” per Franzose, francese, “I” per Italiener, italiano ecc). Vi erano poi numerosi altri simboli che si riferivano a situazioni particolari: tra questi, un triangolo nero capovolto con sovrapposto un triangolo giallo, che indicava una donna ebrea avente una relazione interrazziale, e una banda marrone al braccio che identificava i prigionieri speciali.